lunedì 31 agosto 2015

Lezioni

Ale, il mio vicino di casa che va in bici da sempre, è un cicloamatore su livelli prestazionali semiprofessionistici.
Abbiamo fatto conoscenza e così la settimana scorsa un paio d'uscite insieme ad un ritmo molto impegnato sono riuscito a farle con lui. Roba da 60 km a 31 di media, comprese una o due salitelle, tipo Colle Brianza e Sirtori.
Poi ieri uscita domenicale col suo gruppo. Nonostante la condizione pre vacanze sia ancora lontana mi pareva fosse in ripresa, invece succede il patatrack. Si pedala per 140 km con gente che ha un altro calibro rispetto al mio, e nonostante Ale abbia fatto pazientemente da elastico per tentare di riportarmi a bordo, è stata una disfatta muscolare epica. La peggiore da quando faccio sport. Mi portano a 30km di media fino a Sormano, poi inizia un ritmo da stringere i denti fino alla Colma, dove riesco a scollinare nemmeno per ultimo, recuperando nel finale uno che loro chiamano amichevolmente "il cadavere"...e ho detto tutto.
In cima non riesco nemmeno a riempire la borraccia che si riparte. Mangio una banana al volo, ma non è questione di fame, è questione di ritmo eccessivo su una distanza eccessiva. In picchiata verso Nesso tiro lungo su un paio di curve inchiodando e scodando, ma alla fine grazie ad Ale ci ricongiungiamo. Ma ho bisogno d'acqua e allora nel riempirla riperdiamo il gruppo. Poi un paio di loro si staccano per aspettarmi e facilitarmi il rientro, ma io ormai sono costantemente in affanno. Quando arriviamo a Bellagio li perdo ancora su una rampa di 500 metri al'8%. Inizia il brucior di gambe. Ale viene a prendermi ancora e mi tira fino ai piedi della Onno, dove riagganciamo i primi, ma la Onno diventerà per me il primo calvario. Ci impiego quasi 21' spingendo un 34x28 che mi pare duro come un 53x11. Scollino e mentre mi rifocillo alla fontana (36° e grande umidità!) loro ripartono che hanno fretta. Da allora in poi, il vero calvario. Fino a casa è tutta discesa, ma faccio fatica anche a tener la ruota in scia ad Ale, che si mostra paziente e generoso al punto da sentirmi in colpa e chiedergli dia mollarmi e andare via col suo passo. Ma non mi molla, e dopo 140 km arriviamo a casa, io distrutto come FORSE una sola volta mi era successo, con le gambe tremanti per il dolore. Ci impiego tutta la giornata per riprendermi, solo in parte. Ma la parola data è sacra, e al pomeriggio si va a giocare a beach volley con la principessina al Parco di Monza.
Fieno in cascina, diciamo così.

Alla prossima

3 commenti:

  1. ecco è quello che avresti fatto passare a me ti avessi seguito una volta dico una volta

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  2. ...bhe puoi sempre vendicarti..... :-)

    Portali....portali in pista........senza orpelli tecnologici con le ruote ;-)

    (scherzo, vhe?!)

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  3. ma no nic, dai
    uzì alla fine anche gli altri sono stati gentili, solo che ... avevano fretta

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