domenica 15 settembre 2013

Sotto i quattro

Una piccola parentesi per il momento, ma erano alcuni giorni che il mio fisico me lo chiedeva sottovoce, con discrezione visto l'ingombrante presenza della bici.

Complice la pioggia di stamattina (quindi niente bici) e soprattutto la vista dello stomaco ancora e sempre leggermente prominente (la bici nulla può contro la corsa, su questo punto, è una cosa insopportabile ma è così) nonostante i 73 kg cioè peso minimo da inizio 2013...insomma, infilo in un attimo scarpe da corsa, pantaloncini e maglietta e sono in strada.

Ci impiego i soliti 7-8' per arrivare allo Stadio dove - dopo un po' di piegamenti e presa di coscienza che il dolore alle gambe è sopportabile - parto per uno o forse due kilometri, vediamo un po'.

Cerco le sensazioni della bici, quel ritmo zen che mi permette di godermi il passo e il paesaggio, quel ritmo che puoi tenere senza affanno e senza lode per tutta la distanza che intendi coprire, senza arrivare stravolto.

Chiudo il primo kilometro in 3'59", non male, sono contento, e allora... ma sì non fermiamoci e andiamo avanti per vedere se ha ragione UZì, se la bici cioè mi ha donato in questi mesi un po' di capacità aerobica in più da sfruttare anche nella corsa, nonostante da mesi non corra.

Il secondo kilometro è speculare, anche se con un po' di fatica, lo chiudo in 3'59". Dunque duemila metri sotto gli otto. Sono contento, e credo abbia ragione Uzì. Certo allungare la distanza oltre i duemila metri ora sarebbe un calvario. Quindi si torna a casa, più camminando che correndo, con dolorini dappertutto, per un totale di mezzora tonda tonda.

La corsa è un altro sport. D'altronde se non fosse così si chiamerebbe ciclismo pure lei.

 

Alla prossima

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