La sognavo da luglio, questa salita, ma la conoscevo da oltre un anno, da quando Max me l'aveva segnalata dopo averla vista e ammirata in TV in una tappa del Giro.
E finalmente, dopo un po' di eventi, tra cui il terzo figlio, riesco a trovare il tempo per andarci.
Complice il sole spettacolare che scalda il clima rigidissimo di questi giorni - in cima temperatura sotto lo zero - riesco a provare questa famigerata, nonché durissima salita lombarda, situata a cavallo tra le province di Lecco e Bergamo.
La salita offre pendenze godibilissime, il che per me vuol dire tra il 7 e il 10%, che affrontate con la massima prudenza che la condizione attuale imponeva, consentono di pedalare agile e senza affanni con un 34x28 che chiaramente non favorisce però eventuali ambizioni cronometriche.
La cosa importante per me era arrivare, e soprattutto non mettre a terra il piede, dopo questo segnale
che preannuncia chiaramente l'inizio dell'inferno, cioè 3 km circa con pendenze quasi proibitive. Si narra che lo stesso Fignon, sorpreso dall'impennarsi della strada e dal suo perdurare, abbia messo anni fa il piede a terra per rifiatare.
E' una salita che affrontata con impeto non perdona. E già questo elemento le assegna un fascino particolare. Ma la bellezza massima l'ho riscontrata nel paesaggio che offriva, complice l'aria tersa di questi giorni, sui monti innevati e sui laghi circostanti, mentre il bianco della neve mi faceva compagnia tornante dopo tornante. Dopo 1:15' (tantissimo, ma mi va bene così per la prima volta) raggiungo la vetta dove mi siedo per scongelare il piede sinistro, prima di ricongelarmelo insieme al destro e alle mani, nella successiva discesa, verso torre de' Busi, fino a raggiungere la macchina.
Da segnalare che ho incontrato tra salita e discesa 3 sole auto, 3 galline, 4 muratori ... e un asino, il cui raglio ha scandito un kilometro circa fendendo in modo nettissimo il silenzio che accompagnava la mia scalata.
Dimenticavo, anche un signore distinto in cima, che faceva foto e che al mio arrivo mi fa i complimenti. Gli rispondo che dipende da come si arriva in cima, per meritarsi o meno i complimenti. Lui mi risponde che i complimenti sono per esserci arrivati in bicicletta, da solo, e con questo freddo, in cima. sarà, ma per me il fare queste cose ritengo sia un privilegio, più che una conquista.
Da rifare, ad ogni modo, è una salita da 10 e lode.
Alla prossima
Un privilegio, senza ombra di dubbio.
RispondiEliminaE tienilo bello stretto.
In bici, con sto tempo....rispetto assoluto, fratello, rispetto assoluto....
RispondiElimina@ciao tapabluuuuuff :)))
RispondiElimina@ uzì detto da uno che corre di notte nei boschi è un gran conplimento... anch'io TI STIMO FRATELLO :)))
oh io ci vado tuotti i giorni in bc
RispondiEliminaseeee ma non lassù ... FRATELLO LEVRIERO
RispondiEliminaANCHE SE ti piacerebbe eccome se ti piacerebbe
Comunque ti aspetto per una sfida uomo contro macchina a pedali sulla salita del BUIO MONTE .... come a vecchi tempi.....
RispondiElimina...anzi....ci fosse pure il Levriero....vuoi mettere?
RispondiElimina;-)
sono pronto...BARBUTO UOMO
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Panda
prova prova
RispondiEliminanibiru
'sto mio collega che ha il privilegio di provarci in (lunga) pausa pranzo, dice 44 minuti (da Torre dei qualcosa alla vetta). E dice pure che c'ha il link della prova di Gotti in 36, non si sa se nel periodo blu o che altro.
RispondiEliminaSecondo me, meglio la tua conquista del privilegio. Buona salita.
Be' Daniele...se impiega 44' è un semipro
RispondiEliminaE non ha poi bisogno di una pausa pranzo lunga quanto le nostre :)))
Da Torre de Busi vanno tolti circa 5' al mio tempo, ma lui rimane un semipro, anzi, quasi un semidio
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