domenica 1 dicembre 2013

Finalmente >Valcava


La sognavo da luglio, questa salita, ma la conoscevo da oltre un anno, da quando Max me l'aveva segnalata dopo averla vista e ammirata in TV in una tappa del Giro.
E finalmente, dopo un po' di eventi, tra cui il terzo figlio, riesco a trovare il tempo per andarci.
Complice il sole spettacolare che scalda il clima rigidissimo di questi giorni - in cima temperatura sotto lo zero - riesco a provare questa famigerata, nonché durissima salita lombarda, situata a cavallo tra le province di Lecco e Bergamo.
La salita offre pendenze godibilissime, il che per me vuol dire tra il 7 e il 10%, che affrontate con la massima prudenza che la condizione attuale imponeva, consentono di pedalare agile e senza affanni con un 34x28 che chiaramente non favorisce però eventuali ambizioni cronometriche.
La cosa importante per me era arrivare, e soprattutto non mettre a terra il piede, dopo questo segnale
che preannuncia chiaramente l'inizio dell'inferno, cioè 3 km circa con pendenze quasi proibitive. Si narra che lo stesso Fignon, sorpreso dall'impennarsi della strada e dal suo perdurare, abbia messo anni fa il piede a terra per rifiatare.
E' una salita che affrontata con impeto non perdona. E già questo elemento le assegna un fascino particolare. Ma la bellezza massima l'ho riscontrata nel paesaggio che offriva, complice l'aria tersa di questi giorni, sui monti innevati e sui laghi circostanti, mentre il bianco della neve mi faceva compagnia tornante dopo tornante. Dopo 1:15' (tantissimo, ma mi va bene così per la prima volta) raggiungo la vetta dove mi siedo per scongelare il piede sinistro, prima di ricongelarmelo insieme al destro e alle mani, nella successiva discesa, verso torre de' Busi, fino a raggiungere la macchina.
Da segnalare che ho incontrato tra salita e discesa 3 sole auto, 3 galline, 4 muratori ... e un asino, il cui raglio ha scandito un kilometro circa fendendo in modo nettissimo il silenzio che accompagnava la mia scalata.
Dimenticavo, anche un signore distinto in cima, che faceva foto e che al mio arrivo mi fa i complimenti. Gli rispondo che dipende da come si arriva in cima, per meritarsi o meno i complimenti. Lui mi risponde che i complimenti sono per esserci arrivati in bicicletta, da solo, e con questo freddo, in cima. sarà, ma per me il fare queste cose ritengo sia un privilegio, più che una conquista.
Da rifare, ad ogni modo, è una salita da 10 e lode.
 
Alla prossima

12 commenti:

  1. Un privilegio, senza ombra di dubbio.
    E tienilo bello stretto.

    RispondiElimina
  2. In bici, con sto tempo....rispetto assoluto, fratello, rispetto assoluto....

    RispondiElimina
  3. @ciao tapabluuuuuff :)))
    @ uzì detto da uno che corre di notte nei boschi è un gran conplimento... anch'io TI STIMO FRATELLO :)))

    RispondiElimina
  4. oh io ci vado tuotti i giorni in bc

    RispondiElimina
  5. seeee ma non lassù ... FRATELLO LEVRIERO
    ANCHE SE ti piacerebbe eccome se ti piacerebbe

    RispondiElimina
  6. Comunque ti aspetto per una sfida uomo contro macchina a pedali sulla salita del BUIO MONTE .... come a vecchi tempi.....

    RispondiElimina
  7. ...anzi....ci fosse pure il Levriero....vuoi mettere?
    ;-)

    RispondiElimina
  8. sono pronto...BARBUTO UOMO
    http://www.toyx.it/product/8198/Auto-a-Pedali-313-Disney-Babies.html

    Panda

    RispondiElimina
  9. 'sto mio collega che ha il privilegio di provarci in (lunga) pausa pranzo, dice 44 minuti (da Torre dei qualcosa alla vetta). E dice pure che c'ha il link della prova di Gotti in 36, non si sa se nel periodo blu o che altro.
    Secondo me, meglio la tua conquista del privilegio. Buona salita.

    RispondiElimina
  10. Be' Daniele...se impiega 44' è un semipro
    E non ha poi bisogno di una pausa pranzo lunga quanto le nostre :)))

    RispondiElimina
  11. Da Torre de Busi vanno tolti circa 5' al mio tempo, ma lui rimane un semipro, anzi, quasi un semidio

    RispondiElimina